Intelligenza artificiale. Un viaggio nel cuore della tecnologia del futuro
DI SEGUITO UN ESTRATTO DAL BOLLETTINO DEL CLUB TORINO OVEST.
Sergio Bellucci è nato a Roma nel luglio del 1957 ove vive, tecnico in applicazioni dell’energia nucleare ha studiato Fisica all'Università degli studi di Roma La Sapienza e, in seguito, si è specializzato nei temi dell'innovazione tecnologica legata alla comunicazione.
La prima cosa che il professore vuole farci comprendere è che noi quando parliamo di intelligenza veniamo fuorviati, perché noi intendiamo l’intelligenza come una condizione umana, ma non è così e non dobbiamo farci sviare e chiederci se le macchine sono intelligenti quanto noi o di più, ma dobbiamo comprendere la qualità
dell’impatto che le macchine hanno e avranno sugli equilibri sociali, politici e culturali della società moderna. Spiega che la traccia e lo sviluppo delle tecnologie non hanno nulla a che vedere con la traccia dell’umano che ha il suo percorso, che ha una coscienza e un’intelligenza emotiva che le macchine non hanno e non avranno mai…la macchina viene costruita, la vita nasce.
La prima grande evoluzione dell’uomo è quando inizia a capire che a differenza degli animali, lui può usare lo strumento per difendersi inizialmente dagli altri animali. Quindi per diversi millenni ha sviluppato l’uso degli strumenti che gli amplificano l’uso della mano.
La seconda grande evoluzione fu la capacità di rendere lo strumento meccanico, cioè automatizzato.
Quindi si passa dallo strumento alla macchina che ingloba un pezzo del saper fare dell’uomo e lo fa diventare un sistema machinico.
Bellucci ritiene che noi siamo in un momento in cui nel sistema machinico possiamo immettere capacità di azione e decisione che prima erano ad esclusivo
appannaggio dell’uomo. Questo è il salto vero che stiamo facendo oggi. Quindi servirà un cambiamento di approccio all’economia e agli equilibri sociali. E’ stato stimato che la produzione aumenterà del 40%, quindi anche i flussi finanziari dovrebbero aumentare della stessa percentuale, ma sappiamo che nessun paese è in grado di sostenere questa cosa.
Il prestigioso giornalista ha quindi concluso che la trasformazione in atto è dirompente, velocissima e con delle modifiche strutturali di quello che sono i mercati, l’economia, le armi, le professioni, i lavori, non vi è nulla che non possa essere riscritto da queste macchine.