Tra i casi più importanti ai quali ha preso parte come consulente, ricordiamo gli omicidi della Contessa Vacca Agusta, di Novi Ligure, (Erika e Omar), di Cogne, di via Poma, di Chiara Poggi a Garlasco e di Roveraro. Attualmente ricopre l’incarico di direttore S.C. Medicina Legale ASL “Città di Torino” dal 1.1.2016 e di direttore del dipartimento di Prevenzione ASL “Città di Torino” dal 1.11.2016.
Una volta le scene del reato erano molto contaminate dall’ingresso di persone intervenute per il soccorso, forze dell’ordine, da magistrati, da giornalisti, da parenti. Quello che si trovava serviva a poco, non c'erano le tecnologie per analizzare a fondo. Oggi da poche cellule 20 picogrammi, due o tre cellule posso identificare una persona.
Ma se si riesce ad identificare una persona con poche cellule è facile disperdere la traccia interessata perché in un ambiente ci sono miliardi di cellule e si possono trovare moltissime identità.
Per individuare chi è era presente nella scena del reato è sufficiente un’impronta digitale, un elemento balistico, un profilo genetico.
Ci sono diverse tecnologie per indagare. La luce è uno strumento essenziale. La luce bianca oppure a lunghezza d’onda variabile che ci permette di andare ad identificare tracce biologiche.
Le impronte digitali permettono di individuare una persona se l’impronta prelevata è presente negli archivi informatizzati. In Italia ad ogni persona che non viene identificata o non si fa identificare perché sprovvista di documenti vengono prese le impronte per l’archivio informatizzato.
Il relatore ha illustrato diverse tecniche di indagine portando ad esempio lo studio effettuato sul delitto di Garlasco e su quello di Cogne.
La fotografia è un altro elemento importante per poter studiare la scena. L’utilizzo del luminor permette l’analisi delle tracce ematiche.
Il sangue è un particolare liquido che si comporta diversamente da tutti gli altri liquidi, ha una tensione superficiale particolare. Ciò permette di ricostruire la direzione di movimento di un persona che sta sanguinando.
In sostanza se rinveniamo delle macchie di sangue, la loro forma e la loro grandezza ci permettono di ricostruire la posizione della vittima e la posizione dell’aggressore, in quanto ogni colpo afferito sulla vittima determina una proiezione di schizzi di sangue.
La maggior parte delle indagini si concentra soprattutto nella ricerca del DNA mitocondriale per confrontarlo con i DNA presenti nelle banche date. Ciò permette di individuare l’individuo presente nella scena del delitto.
In conclusione quello che accade in TV non è sempre uguale alla realtà in quanto nella fiction i casi si risolvono sempre molto velocemente, mentre le indagini reali comportano lunghe analisi e studi che possono portare a casi irrisolti.
Una volta le scene del reato erano molto contaminate dall’ingresso di persone intervenute per il soccorso, forze dell’ordine, da magistrati, da giornalisti, da parenti. Quello che si trovava serviva a poco, non c'erano le tecnologie per analizzare a fondo. Oggi da poche cellule 20 picogrammi, due o tre cellule posso identificare una persona.
Ma se si riesce ad identificare una persona con poche cellule è facile disperdere la traccia interessata perché in un ambiente ci sono miliardi di cellule e si possono trovare moltissime identità.
Per individuare chi è era presente nella scena del reato è sufficiente un’impronta digitale, un elemento balistico, un profilo genetico.
Ci sono diverse tecnologie per indagare. La luce è uno strumento essenziale. La luce bianca oppure a lunghezza d’onda variabile che ci permette di andare ad identificare tracce biologiche.
Le impronte digitali permettono di individuare una persona se l’impronta prelevata è presente negli archivi informatizzati. In Italia ad ogni persona che non viene identificata o non si fa identificare perché sprovvista di documenti vengono prese le impronte per l’archivio informatizzato.
Il relatore ha illustrato diverse tecniche di indagine portando ad esempio lo studio effettuato sul delitto di Garlasco e su quello di Cogne.
La fotografia è un altro elemento importante per poter studiare la scena. L’utilizzo del luminor permette l’analisi delle tracce ematiche.
Il sangue è un particolare liquido che si comporta diversamente da tutti gli altri liquidi, ha una tensione superficiale particolare. Ciò permette di ricostruire la direzione di movimento di un persona che sta sanguinando.
In sostanza se rinveniamo delle macchie di sangue, la loro forma e la loro grandezza ci permettono di ricostruire la posizione della vittima e la posizione dell’aggressore, in quanto ogni colpo afferito sulla vittima determina una proiezione di schizzi di sangue.
La maggior parte delle indagini si concentra soprattutto nella ricerca del DNA mitocondriale per confrontarlo con i DNA presenti nelle banche date. Ciò permette di individuare l’individuo presente nella scena del delitto.
In conclusione quello che accade in TV non è sempre uguale alla realtà in quanto nella fiction i casi si risolvono sempre molto velocemente, mentre le indagini reali comportano lunghe analisi e studi che possono portare a casi irrisolti.